Ale Zeni in Avostanis
Qualche giorno fa abbiamo incontrato in Avostanis il fortissimo Ale Zeni, che accompagnato da Ilenia ha scalato, quasi sempre riuscendo “a vista”, alcune tra le vie più difficili della parete, con stile impeccabile e grande efficacia. Gli abbiamo fatto qualche domanda…
Ti abbiamo visto molto a tuo agio in Avostanis, che vie hai provato?
La scalata in placca è di certo il mio terreno di gioco preferito. La ricerca dell’equilibrio perfetto, la sensibilità necessaria per poter caricare certi appoggi, la flessibilità e quella continua concentrazione necessaria ad individuare piccoli appigli mi affascina e mi cattura da sempre.
In Avo ho trovato tutto questo e mi sono davvero divertito a scalare su vie come “Alcalealc”, “Saratoga Avoscanis”, “Is dangeroos fii” ma anche su tiri come “Ridicolite” che nonostante il grado relativamente facile non sono mai banali.
Quali altre falesie della Carnia conosci?
Avostanis è una falesia davvero incredibile, una scogliera di un calcare grigio e compatissimo che per certi versi lo si potrebbe paragonare a quello del Ratikön.
Ho avuto modo di trovare una roccia simile anche in una piccola falesia della Sardegna chiamata “Serra Oseli”, una ventina di tiri in tutto, ad “Avo” stiamo parlando di più di 100 tiri della medesima qualità..davvero pazzesco!
Poi la location è formidabile. Ti trovi a scalare a 2000 metri di quota su questo muro grigio che si specchia su un piccolo lago di montagna e che la sera si incendia alle luci del tramonto, circondato da una pace e un silenzio che solo luoghi come questo possono regalare.
Un altro aspetto che mi ha colpito molto è stata la bellezza dei tiri più facili. Nella maggior parte delle falesie i tiri di riscaldamento difficilmente sono belli mentre qui Madre Natura ha davvero dato il meglio di sé e non sono proprio riuscito a trovare qualcosa di “brutto”! Insomma credo che una visita sia d’obbligo.
In Carnia ho scalato anche nella falesia di “Pal Piccolo” in occasione dell’edizione di Arrampicarnia dello scorso anno. Una falesia con una miriade di tiri tutti di qualità e con ancora un gran potenziale di sviluppo.. di certo merita un’altra visita in futuro!
Abbiamo letto spesso sulla rete delle tue ripetizioni di difficili vie multipitch. Hai qualche cosa nel mirino anche dalle nostre parti?
Ancora non ho niente nel mirino ma sarei felice se qualche local può darmi una dritta su un possibile progetto futuro. Con un calcare così ci deve senz’altro essere qualcosa di interessante! 😉
Nel tuo profilo sui social tieni sempre a precisare se hai salito a vista una via o un tiro difficile. Che valore hanno per te la scalata “on sight”o il lavorato? Ti interessa il trad?
Penso che la scalata “on sight”, specialmente su placca, sia il miglior modo per mettere davvero alla prova le proprie capacità tecniche.
Ho sempre avuto un’arrampicata istintiva e per questo motivo amo molto questo stile di scalata perché richiede velocità di lettura, conoscenza del proprio corpo e la necessità di possedere un buon bagaglio motorio per poter risolvere in poco tempo i rebus che incontri lungo la strada. Nella scalata “on sight” non sai mai quello che ti aspetta e a volte devi prendere dei rischi sulle vie più impegnative; a volte va bene, altre volte va male.
Mi identifico molto in questo genere di arrampicata perché anche nella vita mi piace lottare per qualcosa in cui credo, dare il massimo di me stesso e rischiare tutto per qualcosa di davvero importante.
Del “lavorato” mi piace molto la ricerca della perfezione. Il continuare a provare e riprovare per ottimizzare ogni movimento e cercare di superare quel limite che tutti noi abbiamo ma che spesse volte è ben più lontano di quel che crediamo.
Per quel che riguarda il trad la mia prima esperienza l’ho fatta sulla via “Ll mattino dei maghi” in Totoga riuscendo nella prima salita in questo stile. Poi da allora l’ho praticato soprattutto in montagna e mai in falesia.
Potersi proteggere solo con protezioni veloci credo sia il massimo quando questo è possibile.
Scalando trad hai la possibilità di scegliere dove e come proteggerti, un’ulteriore componente che amplifica tutto e regala emozioni davvero uniche.
Nonostante la giovane età, hai già girato un po’ e comunque vieni da una zona dove la montagna è oltre che un piacere anche una risorsa.
Per quel poco che hai visto qui da noi, c’è qualcosa che consiglieresti di fare, che ti pare manchi o non sia abbastanza tenuta in considerazione?
Credo che in questi ultimi anni sia stato fatto davvero un bel lavoro di valorizzazione e promozione di questi luoghi che non hanno nulla da che invidiare a posti più rinomati quali Arco o Finale.
Con un meeting come Arrampicarnia si possono riunire molti scalatori e far conoscere ancor meglio queste zone che io per primo non avevo mai considerato, forse solo perché un po’ marginali e poco conosciute.
Una cosa che credo manchi è una guida definitiva di tutte le falesie. Ad oggi non mi risulta ce ne sia una e se c’è non dev’essere così facile da reperire perché personalmente non ho trovato nulla su internet quando avevo cercato.. Già la possibilità di trovare una guida in un negozio e poterla sfogliare permetterebbe anche a chi viene da fuori di conoscere maggiormente l’esistenza e il potenziale di questi luoghi ricchi di storia alpinistica e pareti incredibili.
Consigliaci qualche falesia dalle tue parti. Non solo per top climber però…
In Primiero siamo ricchi di belle falesie e tra quelle alla portata di tutti consiglierei in particolare “Castel Pietra” che d’estete è sempre ventilata, oppure “El Sas Taià” una falesia che si trova all’imbocco della valle in riva al lago dello Schenèr.
Per chi avesse già un buon livello invece la Totoga è senz’altro una falesia da non perdere, ottima da frequentare nelle mezze stagioni, oppure la falesia “I Pindoli” in val Noana.
Per l’alto livello “Il Bilico” è senz’altro la falesia che preferisco; anche se l’avvicinamento di più di un’ora può scoraggiare, il luogo e la roccia regalano momenti di scalata e una sensazione di libertà davvero unici…
Ci sarà di sicuro qualche appassionato che potrà consigliare ad Ale qualche altra parete della Carnia, sia per le vie lunghe che per le falesie. Le vie di Marco Sterni e Svab in Robon, quelle di Sbisi e Polo in Bilapec, le falesie del Pleros, della Val Aupa, il Salto, il Puinton di Sauris o la Mauria sono solo quelle che vengono in mente a me. Ma uno sguardo alla Cjanevate non può certo mancare. E d’inverno ci saranno tutti i settori di Villa e Raveo, dove un fortissimo potrebbe anche chiodarsi qualche super progetto (al Tetto di Raveo, ad esempio…)….per il resto la Guida delle falesie esiste, edita da Versante Sud. Forse introvabile, di sicuro non imperdibile.
Ultima notazione: “Il Mattino dei Maghi” è una via alpinistica di Manolo, in Totoga. Valutata negli anni ’80 7c+